Percorsi di vita – Mi sono trovato più volte a riflettere sui secoli di vita degli olivi che spuntano contorti come scheletri umani e maestosi nello stesso tempo come cattedrali, negli spazi dove sorgeva “Cosa”, città etrusca nei pressi della celebre Tagliata che si immette come un affluente, ancora vivo, nelle acque di Ansedonia. E’ chiaro quanto affermano gli storici, che qui in questo spazio del mar mediterraneo gli etruschi avevano una loro colonia ed un loro porto un po’come a Populonia città e porto etrusco nei pressi di Piombino, dove gli abitanti, ricevevano dalle miniere dell’Elba il materiale che veniva estratto e poi lavorato e trasformato in armi, statue, ed altre suppellettili, nei forni “primitivi” nei quali veniva trattata la fusione della pirite. Gli olivi di Cosa mi riportano alla memoria le ricerche in arte del pittore sorianese Giuseppe Rossi.  Olivi che rappresentano, nel loro contorcesi, con il passar degli anni, la vita di quel popolo, che si muoveva loro attorno, mettendo dimora in noti siti della nostra Toscana e non solo, spingendosi dalle colline interne verso il mare. Popolo che affrontando la vita quotidiana, sopportava gioie e dolori … E’ l’iter umano a qualsiasi era appartenga. Ebbene gli olivi di Rossi ed anche i tronchi di castagni centenari rappresentano tutto questo ed è strano che l’artista  ricerchi in quel suo mondo cosi bello ed originale la vita e la storia dei popoli, leggendo o interpretando come un oracolo vivente, ciò che potrebbero narrare come tante incisioni magnetiche tutto ciò che scorre attorno ad essi: la vita e la storia di quei popoli che dall’olivo e dai castagni traevano linfa vitale. Rossi usa la pittura e con essa vuole rappresentare la storia e la bellezza della natura nella quale si immerge totalmente cercando di interpretare ciò che vede e sente. I suoi dipinti eseguiti attraverso pennellate essenziali e morbide riescono a darci della rappresentazione una visione reale ma pure astratta, attraverso colori tonali che indicano il cambiamento di luci ed ombre. Come abbiamo detto sopra, il pittore di Soriano si immerge in quella natura che ama profondamente, ed attraverso essa cerca di rappresentare la storia di questa natura immacolata, con una tecnica personale, attraverso la quale riesce a far riflettere il fruitore o il semplice spettatore. Rossi ci pone davanti ad un rebus dove ognuno può trarre conclusioni o impressioni personali, rispecchiando sul soggetto il proprio io inconscio. Una cosa è chiara e questa viene a vantaggio del maestro, che è un uomo che ama vivere accanto alla natura chiedendosi cosa ci possa essere al mondo di più bello e genuino e quanta bellezza possa offrire il creato alla monade umana. E’ una specie di filosofia la sua dal contenuto religioso, una specie di San Francesco immerso nel cantico delle creature. Eppure la sua pittura nella completa assimilazione dal vero riesce anche ad intimorire molti fruitori. E’difficile entrare nei grovigli del legno ed immergersi in quei “buchi neri” delle antiche cortecce, occhi puntati delle sue creature che sembrano guardarti a fondo, come scrutatori dei tuoi pensieri che possono variare nel bene e nel male a seconda dell’impressione che essi provocano di chi li osserva attentamente. Una specie di filo psicologico della vita gli stati d’animo che provengono  dall’io interiore rosso o nero che sia, riportato a livelli di razionalità. Così pure coloro che si avvicineranno ai suoi dipinti che nell’insieme possono rappresentare una pittura astratta anche se minuziosa nella ricerca del vero. Comunque ognuno può ricevere impressioni personali e trovare cosi una risposta come in una soluzione di un rebus. I nostri occhi riescono ad entrare in contatto con essi come di fronte ad una qualsiasi pittura astratta, andando alla ricerca di riflessioni personali, di stati d’animo, a volte non troppo sereni. Non è facile per noi parlare della pittura di Rossi, cosi originale e personale una ricerca la sua, trasformata in filosofia di vita. Il mistero dei tronchi del pittore viterbese ci porta a riflettere sul mistero della natura e della vita
stessa.

 

Gilberto Magioni
Critico d’Arte in Siena